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L’arte è ancora viva: vi presento Bruno Cerasi

di Evelina Silvestroni




Caravaggio, Monet e Van Gogh sono solo alcuni degli artisti più celebrati in questa quarantena da documentari, articoli di giornale e pagine social. Artisti del passato che, grazie alla loro arte, hanno potuto attraversare sani e salvi decine e decine di avvenimenti personali e storici più o meno piacevoli, diventando immortali. Conosciuti da migliaia di persone e persino da coloro che non ne hanno mai visto un’opera dal vivo, sono oggi vivi e vividi in noi.


Tuttavia, mi chiedo perché non si stia dando il giusto peso anche agli artisti che stanno condividendo con noi i drammi, le ansie o le innovazioni del XXI secolo e perché non si stia parlando maggiormente dell’arte che stanno creando in questo difficile momento storico. Da pochissimi giornali apprendo che molti di loro stanno lavorando in casa e che altri stanno collaborando con i musei per dei progetti digitali.


“Gli artisti hanno il potere di salvare la nostra interiorità. Mentre i medici e gli infermieri stanno curando il corpo dei malati, gli artisti si stanno prendendo cura di anime e menti."

L’arte è più viva che mai anche in questi giorni e può dare un messaggio positivo, può aiutare, può far riflettere o può parlare di voi. Gli artisti hanno il potere di salvare la nostra interiorità. Mentre i medici e gli infermieri stanno curando il corpo dei malati, gli artisti si stanno prendendo cura di anime e menti. Ma allora perché non si parla abbastanza di loro? L’arte del passato è fondamentale per il nostro presente, ma credo occorra dare più spazio agli artisti con cui stiamo condividendo questa epoca e questa pandemia. Io ho deciso di contribuire intervistando l’artista italiano Bruno Cerasi.


Nato a Bologna nel 1983, si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di l’Aquila in Grafica d’Arte nel 2013. Nella sua produzione artistica si occupa di indagare i rapporti umani e le relazioni tra uomo e spazio, attraverso installazioni e interventi site-specific. L’artista, che ha esposto sia in Italia sia all’estero, si contraddistingue per l’estrema cura dei dettagli e dei colori. Ciò emerge particolarmente in “First breath after coma”, ovvero delle elegantissime farfalle smaltate e realizzate secondo la tecnica degli origami.


Ciao Bruno. Come sta procedendo questa quarantena? Ho visto sulle tue pagine social che ti stai occupando con grande impegno di un progetto artistico. Ce ne parli?

È un momento di profonda riflessione, siamo esposti a uno spettro di sensazioni ampio e oscillante, ci siamo tutti dentro. Come artista cerco di trasformare in energia positiva ciò che sto vivendo in questo difficile periodo, e mentre tutto è così incentrato sul virtuale; ho provato a dare il senso più concreto possibile al mio mestiere. Ho lavorato molto sul mio diario, parallelamente a tutto questo ho pensato di avviare una raccolta fondi destinata alla ASL di Teramo, la mia provincia, che a fine marzo, oltre all'emergenza, ha avuto anche un serio problema di contagi tra il personale sanitario.


Quella è stata la scintilla che mi ha messo in moto, la raccolta fondi è partita e ho deciso di donare una pagina del mio diario a chiunque donasse almeno cento euro. È andata e sta andando bene, ci sono state una risposta e una partecipazione che davvero non mi aspettavo, abbiamo raccolto e già donato alla ASL più di duemila euro, continuo con i disegni ogni giorno.


Come mai proprio dei disegni in bianco e nero? Rappresentano qualcosa di particolare questi due colori per te?

Più che semplici tinte sono un punto fermo, per un discorso di semplicità, di opposti, di equilibrio, di luce. Tutti concetti a me cari, da sempre. Ho bisogno di scomporre un qualsiasi discorso ai minimi termini e articolare nuove frasi, nuovi concetti, nuovi dialoghi. In questa particolare serie ho cercato di portare il segno e il disegno a un livello che fosse immediato e profondo allo stesso tempo. Ho cercato di colpire prima gli occhi e poi l'anima, lavorando a strati, rimanendo fedele a chi sono, alla mia ricerca e guardando ciò che c'era all'orizzonte, la raccolta fondi appunto.


Questo tempo ti sta dando degli spunti per qualche futura opera?

Sai quanto per me lo spazio sia importante, tutta la mia storia, la mia arte, le installazioni, anche i miei occhi ruotano attorno a questo concetto. Tornerò verso lo spazio, appena sarà possibile farlo, senza fretta, maturando un pensiero che diventerà opera, passando attraverso ed assorbendo ogni singolo stimolo di questo periodo, come l'arte fa, e sempre farà.


Ringrazio Bruno Cerasi e vi invito a visitare i suoi profili social per scoprire le sue meravigliose creazioni o per contribuire alla preziosa raccolta fondi. Voglio concludere con alcune sue parole: “Un buon artista difende un'idea, un'opera, un progetto in cui crede e chiede fiducia, con coraggio. Se ti fidi dell'arte, fidati degli artisti. Ti stupiranno sempre.




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